Gli anni ’60 e ’70 del 1900 hanno visto i cantautori concentrati nell’esporre, attraverso il loro mezzo comunicativo quasi i testi musicali, le tematiche sociali e politiche che più avevano a cuore.
Analizziamo, dunque, due canzoni in particolare:
- La prima appartiene a Fabrizio de Andrè ed il suo nome è “Bocca di rosa”
- La seconda, invece, è 4/3/1943 di Lucio Dalla.
Sono ricordati come “brani proibiti” in Italia e scopriamo ora perchè!
Definiamo, in primis, il concetto di censura (il quale, ovviamente, non agisce solo e unicamente nelle sezioni musicali) come una forma di controllo sociale nella limitazione della libertà di espressione e di diffusione di qualsivoglia informazione.
Essa, fa leva sulla volontà di gestire l’ordine sociale, politico e morale vigente che, per l’appunto, potrebbe essere messo a repentaglio da idee “sovversive”.
Quindi, i brani proibiti sono soggetti a censura musicale secondo una mutilazione che avviene per disparati motivi e casi.
Ad esempio, durante i conflitti mondiali la musica e la radio furono due strumenti cruciali per la propaganda a favore di un regime dallo stampo totalitario.
E proprio a seguito dei medesimi, con una Repubblica neonata, la situazione politica in Italia era abbastanza instabile, al punto tale da voler controllare ciò che si stava diffondendo nelle menti dei cittadini.




In questo panorama si fa spazio una figura tanto importante quanto quella di Fabrizio de Andrè, il cantautore degli emarginati.
Nato nel 1940, il cantautore è considerato come uno dei maggiori artisti della nostra patria; con una carriera di 40 anni circa alle spalle ha inciso 14 album in studio e molti singoli.
I suoi testi abbracciavano tematiche delicate che riguardavano:
- Prostitute;
- Emarginati;
- Ribelli.
E’ il 1967 quando esce “Bocca di Rosa” : de Andrè parla di una donna sessualmente libera, senza giudizi o pregiudizi.
La canzone è una parabola semiseria della gioia, della fantasia, della libertà schiacciata dal comune pudore, dal perbenismo, dal bigottismo borghese.
È una delle più rappresentative dell’autore ed è entrata nell’immaginario collettivo italiano.




Bocca di Rosa è una donna che non vuole stare con gli uomini di cui è innamorata, ma vuole “soddisfare le proprie voglie”.
La sua ricerca del piacere la porta anche con uomini sposati.
Viene cacciata dal paesino di Sant’Ilario per mano di una terza persona, che deve punire la peccatrice e riportare la morale cristiana nella società.
Viene accompagnata alla stazione dei treni da “quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi”.
La canzone “Bocca di Rosa” di Fabrizio De André non fu completamente censurata, ma una strofa del testo originale venne modificata per motivi di opportunità e per evitare possibili problemi con la censura dell’epoca.
La strofa originale recitava:
Spesso gli sbirri e i carabinieri al proprio dovere vengono meno ma non quando sono in alta uniforme e l’accompagnarono al primo treno
Questa strofa, che criticava velatamente l’operato delle forze dell’ordine, fu sostituita nella versione pubblicata con:
Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri ma quella volta a prendere il treno l’accompagnarono malvolentieri
Il cambiamento attenuò il tono critico nei confronti dei carabinieri, rendendo il testo meno controverso per la mentalità dell’epoca e per la potenziale censura.
Il resto della canzone, che narra la storia di una donna che porta l’amore in un paese bigotto e ipocrita, non subì modifiche sostanziali. La canzone, pur parlando di una figura controversa per l’epoca come una donna che vive la sua sessualità liberamente (“lei lo faceva per passione”), riuscì a superare la censura probabilmente grazie alla sua narrazione in forma di parabola e al suo messaggio di critica all’ipocrisia borghese e al moralismo.

Passiamo, ora, a Lucio Dalla : nato a Bologna il 4 marzo del 1943 (di qui il nome della canzone presa in analisi) è stato uno dei più importanti e innovativi cantautori, musicisti, attori e compositori italiani.
La sua carriera, lunga quasi cinquant’anni, ha attraversato diverse fasi e generi musicali, lasciando un segno indelebile nella cultura popolare italiana e raggiungendo un vasto pubblico anche a livello internazionale.




La canzone “4 marzo 1943” parla della nascita stessa dall’autore e della figura materna. Emerge, inoltre, un velo di malinconia ed un’allusione al contesto storico della Seconda Guerra Mondiale.
E’ descritta la giornata (quindi della data di nascita) come una domenica piovosa a Bologna.
La figura centrale è quella della madre, una ragazza madre che per la sua giovane età e la condizione di solitudine nella quale si ritrova vive un periodo difficile, ampliato dal contesto storico.
Il padre è solo accennato e dovrebbe essere un soldato americano, una figura sfuggente e che ha costruito un amore fugace.
La gravidanza avviene nel contesto bellico.
Ci sono dei cenni alla sua infanzia : un bambino che cresce in un ambiente popolare e fortemente coccolato dalla mamma.
Verso la fine emerge un visione secondo la quale la musica può salvare Lucio, facendogli esprimere le sue radici ed emergendo dalle difficoltà : è questo il suo destino.
Anche codesta canzone non fu totalmente soggetta a censura : il titolo originario era “Gesù bambino” ma venne modificato per evitare problemi con la Rai. Essa, infatti ,lo riteneva blasfemo poiché era accostata la nascita di Gesù rispetto alla nascita di Lucio, avvenuta quando la madre era solo una ragazzina single.
Inoltre, nel testo originale, in riferimento alla nascita, c’era il verso “e anche se era Natale”.
Questo verso, in combinazione con il titolo originale, rafforzava l’allusione alla nascita di Gesù e contribuì alla decisione di cambiare il titolo. Il verso fu mantenuto nella versione finale, ma privato del suo contesto più “sacrilego” grazie al cambio di titolo.
La censura non riguardò il contenuto della canzone in sé, che narrava una storia personale e toccante, ma mirò a eliminare un potenziale accostamento irriverente alla figura di Gesù Bambino, ritenuto inopportuno per il pubblico dell’epoca.
La canzone, pur modificata nel titolo, mantenne intatta la sua forza emotiva e il suo valore artistico.
Per Info:
Associazione Scuola Musicale Gastone Bini
Lungarno Mediceo n.35
Tel./Whatsapp 338.3983469
ass.gbini@gmail.com
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